Quando da due universi distanti può nascere una grande e improbabile amicizia
di Angelica Bianco
Lo spettacolo “Quasi Amici”, tratto dal film “Quasi amici” di Eric Toledano e Olivier Nakache, campione di incassi in Francia nel 2012, è l’adattamento teatrale di una storia vera che tratta con leggerezza e rara lucidità, uno dei temi più importanti della nostra esistenza: l’amicizia. Protagonisti Massimo Ghini e Paolo Ruffini, adattamento e regia Alberto Ferrari. Lo spettacolo sarà in scena al Teatro Parioli, dal 15 al 26 febbraio 2023. In scena con Ghini e Ruffini: con Claudia Campolongo, Francesca Giovannetti, Leonardo Ghini, Giammarco Trulli, Alessandra Barbonetti, Diego Sebastian Misasi.
La scena si apre su un grande spazio aperto, un non luogo, un ampio panorama illuminato come una giornata estiva dove si trova un piano inclinato che dirada verso il proscenio e che racchiude al suo interno tutti i luoghi della vicenda, diventando a volte studio, camera da letto, salotto, ristorante, eccetera. In questa originale ambientazione, forse Roma, si snoda tutto il racconto. Dopo un incidente con il parapendio, il ricco e affascinante Philippe diventa paraplegico dal collo in giù e costretto su una sedia a rotelle elettrica. Ha necessità di assumere un badante personale, dopo un’estenuante ricerca, la scelta cade sulla persona meno adatta al caso, Driss, un ragazzo di periferia, vivace e piuttosto rozzo che entra ed esce dalla galera. Il rapporto lavorativo e umano tra i due si trasformerà presto in un’amicizia folle, comica, tanto profonda quanto inaspettata. Questi due uomini si incontrano per un caso e questo caso farà sì che diventino uno per l’altro indissolubili, l’uno indispensabile alla vita dell’altro e lenitivo alla ferità fatale che ognuno ha dentro di sé. Non lo sanno, ma loro possiedono un dono che ognuno può donare all’altro: la leggerezza. Come in Pigmalione assistiamo per osmosi a un’educazione alla vita e alla cultura. Philippe è un uomo colto, ama l’arte, la musica classica, la pittura astratta, Driss conosce solo la legge della strada è un predatore per necessità, ma anche preda delle proprie debolezze. Ma mentre per uno la leggerezza è la salvezza, per l’altro è proprio l’assenza di quest’ultima, più̀ che la malattia, che lo tiene ancorato sulla sedia, alla pesantezza della sua vita, tanto da portarlo a prendere decisioni sbagliate con la figlia adottiva, con i suoi collaboratori, ma soprattutto con sé stesso. Due universi così distanti che finiscono però per accorgersi che ognuno dei due può fare un gran bene all’altro. Ma non c’è nessuna traccia di pietismo nel loro rapporto, il ragazzo tratta il disabile esattamente per quello che è, una persona umana con desideri e volontà, con cui chiacchierare, scherzare e se necessario anche litigare. Sarà proprio Driss a convincere Philippe a incontrare una donna misteriosa con cui intrattiene, gelosamente, un rapporto epistolare e che potrebbe risultare la sua ragione di vita, la sua felicita`. Nella bella scena finale tutta la speranza del racconto, difronte ad una spiaggia e un mare immaginario, volano dei parapendii e Driss, per magia, quasi a voler esaudire un sogno dell’amico, fa volare nel vento un aquilone. Philippe finalmente acquisisce la sua leggerezza e si stacca dalla sua sedia a rotelle e vola come se fosse sul parapendio, lasciando finalmente quella sedia che lo schiacciava verso la gravità più̀ pesante del mondo. Una pièce che tra riflessioni profonde e tratti di vera comicità, invita a vedere il lato piacevole della vita anche in un dramma come quello della disabilità e a capire, soprattutto, quanto l’amicizia vera sia uno dei più grossi tesori che possiamo trovare. Della serie…nessuno si salva da solo.