di Roberto Valentini
Si può essere anche prevenuti nell’affrontare un film dove per due ore si parla solo di lotte sindacali. Anche perché guardando i notiziari Tv se ne parla per pochi secondi e non se ne riesce a comprendere bene la vera posta in gioco e subito dopo “ voltiamo pagina” e si cambia argomento. Ma sin dalle prime battute e per tutta la durata del film, invece, In Guerra, ti prende e ti avvolge senza pause né interruzioni. Per aumentare i loro profitti i dirigenti di una multinazionale decidono di chiudere la fabbrica e mettere sul lastrico i mille e più dipendenti. Di qui la reazione ferma e a volte violenta di chi, di punto in bianco ,perde il proprio lavore e il proprio sostentamento . A rappresentarli il loro portavoce interpretato da un bravissimo Vincent Lindon. Non è fiction ma è film verità. Le assemblee con chi vuole andare avanti nella lotta e chi vuole invece patteggiare, le trattative serrate,una dirigenza che non indietreggia di un passo, la mediazione del governo, la rabbia e la frustrazione di chi lotta contro chi non sente ragioni e la sproporzione colossale tra le due forze in campo. C’ è tutto. E anche per lo spettatore cresce la tensione emotiva che dà forza al film . Eccezionale la prova dell’ attore francese che è saputo passare, in tantissime pellicole, dalla commedia al dramma. Unico attore attorniato da decine di non professionisti che incarnano la verità del loro vissuto nel mondo del lavoro.