Si nasce con una separazione. Allora perché non siamo mai abbastanza forti quando la vita ci mette davanti ad altri traumi? Anche i Bee Gees, come del resto la musica in generale, affrontavano nei lontani anni ’70, il tema dei cuori spezzati, nel loro celebre album Trafalgar, la canzone era “How can you mend a broken heart”. Sicuramente una delle esperienze più dolorose per l’essere umano, dopo la morte o una grave malattia, è la definitiva separazione dalla persona amata. Certo è un tipo di disperazione non paragonabile alla morte stessa, che è il momento della separazione assoluta. Ma il dramma dello strappo fra due amanti, soprattutto per chi lo subisce, non è certo da meno, si tratta comunque di una “piccola morte”. L’espressione spesso usata dall’abbandonato, “sento la morte nel cuore” vuole, infondo, dire questo. Sono tante, comunque, le separazioni che un essere umano affronta nella vita. La prima che viene in mente è quella della fine di una storia d’amore, ma c’è ne sono tante altre; la nascita, la prima cesura traumatica che ci viene imposta, la separazione di chi viene strappato dalla propria terra perché scappa da una guerra o dalla fame, la separazione da un padre o da una madre con i quali si è vissuto un rapporto tormentato e magari irrisolto. Liberi tutti il nuovo spettacolo scritto da Elda Alvigini e Natascia Di Vito parla di tutto questo e lo fa attraverso quattro giovani attori, oltre alla stessa Alvigini, che firma anche la regia, Marius Bizau, Valerio Di Benedetto e Jun Ichikawa. Come accade nella vita, anche nello spettacolo le stesse cose che portano sofferenza diventano fatti incredibilmente comici una volta superati. I protagonisti, all’interno di una scenografia essenziale che prevede l’interazione con le opere dell’artista Alessio Ancillai, attraversano tutte queste fasi, affrontando o subendo le diverse separazioni. C’è il figlio complessato, castrato da una madre arcigna che ricorda tanto quella di Psyco, la coppia scoppiata, il persecutore e il perseguitato, l’amica euforica e quella depressa. Eppure, quando la vita ci mette davanti a dei traumi, ci fa diventare tutti un po’ più fragili e vulnerabili e finiamo, soprattutto noi donne, col fare cose insensate che non avremmo mai pensato di fare, come leggere gli oroscopi, parlare con Siri o restare ore davanti al cellulare, in febbrile attesa, di un messaggino su whatsApp che non arriverà mai e se arriva magari è pure sgrammaticato e incomprensibile. Perché dobbiamo piangere per mesi e mesi devastandoci e devastando chi ci sta intorno, prima di tornare a sorridere di quello che ci ha fatto soffrire? Questo è ciò che vuole indagare Liberi Tutti, ridendo delle nostre ossessioni e non scappando dal dolore che comunque è presente nella vita di ognuno e va sempre attraversato fino in fondo, perché solo così lo si può superare, dando forse la possibilità a chi ha sofferto di amare di nuovo ed essere finalmente libero. Molto orecchiabile Esci con Me, l’inedito della giovane cantautrice Roberta Carrese che si adatta molto bene al video realizzato per lo spettacolo. Il disegno luci è firmato da Fabrizio Cicero. La scelta dei costumi monocromatici è di Roberta Goretti. La scenografia è di Antonello Pallotta mentre i suoni di scena portano la firma dei Quadroli Bros.
Angelica Bianco