di Daniela Delli Noci
In mostra opere da collezioni pubbliche e private e il dipinto “dormiente” riscoperto
La stella di Caravaggio continua a brillare. La mostra dedicata al pittore milanese, organizzata a Roma a Palazzo Barberini, dopo aver registrato il tutto esaurito è stata prorogata al 20 luglio 2025.
Michelangelo Merisi detto il Caravaggio, vissuto a cavallo tra il Cinquecento e il Seicento, suscita da sempre l’interesse di estimatori e di detrattori e risulta sempre moderno, fuori dagli schemi.
La mostra, organizzata dalle Gallerie Nazionali di Arte Antica e curata da Francesca Cappelletti, Maria Cristina Terzaghi e Thomas Clement Salomon, ha aperto i battenti il 7 marzo scorso ed è incentrata in particolare sugli aspetti innovativi che Caravaggio introdusse nel panorama artistico, religioso e sociale del suo tempo. Ventiquattro i dipinti esposti, provenienti da varie collezioni pubbliche e private italiane e internazionali; tra questi spicca il quadro “dormiente” riscoperto pochi anni fa a Madrid, l’Ecce Homo, le cui vicissitudini sono state immortalate nel docufilm di Àlvaro Longoria “Il Caravaggio perduto”, proiettato nelle sale dal 10 al 12 marzo 2025. Si definisce dormiente un’opera d’arte sottovalutata o attribuita a un artista minore e poi riscoperta e assegnata a un maestro famoso. L’opera Ecce Homo era in possesso di privati in Spagna ed era stata ascritta a un artista della scuola di Jusepe de Ribera; messa in vendita nel 2021 con base d’asta di 1.500 euro e inserita nel relativo catalogo, aveva attirato l’attenzione degli studiosi, che in essa avevano visto il tocco di Caravaggio; in seguito, il governo spagnolo aveva bloccato l’esportazione del dipinto perché considerato un bene d’interesse nazionale. Infine l’opera era stata venduta a privati, la cui identità è tuttora sconosciuta.
“Il ritrovamento di questo dipinto ha portato a tutta una serie di riconsiderazioni su un altro dipinto di analogo soggetto, conservato a Palazzo Bianco di Genova, anch’esso attribuito a Caravaggio” ha detto la storica dell’arte e guida turistica Carlotta Quagliarini nel corso di una delle conferenze che ha tenuto per l’Associazione Culturale Scuola dell’Eroe, con cui collabora. “In entrambe le versioni dell’Ecce Homo la figura di Pilato è fortemente caratterizzata , tanto da far pensare ad un ritratto, anche se al personaggio viene assegnato quel ruolo certo non nobile e coraggioso. Nella versione di Genova – ha fatto notare la storica dell’arte – alcuni studiosi hanno voluto riconoscere nella figura di Pilato un ritratto di Andrea Doria, effettivamente somigliante al celebre ritratto del condottiero dipinto da Sebastiano del Piombo nel 1526. Nella versione di Madrid rimane invece una mia suggestione riconoscere un ritratto di Michelangelo Buonarroti” ha concluso Carlotta Quagliarini.
Tra gli studiosi del dipinto vi è Maria Cristina Terzaghi, professoressa associata di Storia dell’arte moderna all’Università Roma 3, tra le prime persone a osservare l’opera e ad attribuirla a Caravaggio. Insieme a Francesca Cappelletti, professoressa ordinaria di Storia dell’Arte Moderna dell’Università di Ferrara e direttrice della Galleria Borghese, Terzaghi è curatrice, oltre che della mostra di Palazzo Barberini, anche del catalogo edito da Marsilio Arte.
“In mostra è possibile seguire tutti gli snodi della carriera dell’artista – ha detto Maria Cristina Terzaghi – il cambiamento umano e stilistico sorprende sostanzialmente ad ogni quadro, con momenti altissimi offerti dall’accostamento di opere che nacquero probabilmente a distanza di giorni o settimane nello studio del maestro e da allora non si sono mai più viste insieme. È il caso ad esempio della S. Caterina Thyssen, della Giuditta della Galleria Barberini e della Marta e Maddalena di Detroit, dove la stessa modella veste i panni di diverse sante ed eroine, documentando mirabilmente il processo creativo del pittore. L’Ecce Homo ritrovato brilla qui per la prima volta in mezzo alle altre opere di Caravaggio, in particolare quelle del primo e secondo soggiorno napoletano, svelando ancora una volta la sostanza della poetica del maestro.”
Esiste una sola opera firmata dal pittore lombardo, la “Decollazione di San Giovanni Battista”, realizzata durante il suo soggiorno a Malta. Le altre opere gli sono state attribuite dagli studiosi, nel corso del tempo, sulla base di alcune caratteristiche e tecniche pittoriche ricorrenti, dei soggetti ritratti e della loro posizione nello spazio, nonché delle espressioni dei loro volti.
La mostra permette di ammirare tre capolavori dell’artista che provengono da collezioni private e che di solito sono difficilmente accessibili: oltre all’Ecce Homo, anche la Conversione di Saulo e il Ritratto di Maffeo Barberini, dipinto, quest’ultimo, la cui attribuzione a Caravaggio è da sempre oggetto di discussione tra gli studiosi, al pari del Narciso, anch’esso esposto a Palazzo Barberini.
Ulteriore opera magistrale e rara, che è possibile ammirare nel Casino dell’Aurora a Villa Ludovisi, è l’unico dipinto murale realizzato da Caravaggio, che nel 1597 raffigurò Giove, Nettuno e Plutone, su commissione del Cardinale del Monte, il primo suo facoltoso mecenate. Il porporato già possedeva altre opere del pittore, tra cui i Bari e la già citata Santa Caterina d’Alessandria, entrambe esibite a Palazzo Barberini. Ulteriori capolavori in esposizione sono, tra gli altri, Giuditta decapita Oloferne, S. Francesco d’Assisi in estasi, S. Francesco in meditazione, i S. Giovanni Battista, La cattura di Cristo.
Colpiscono i colori che risaltano sui quadri, come rilevato da Francesca Cappelletti: nella Conversione di Saulo, gialli e rossi accesi nelle vesti di Saulo a terra, un blu ricco e profondo, insieme al violetto, per le vesti di Gesù. E strisce di luce, dorate e verdi, nel paesaggio retrostante. Anche la Santa Caterina è un trionfo di colori spessi e senza risparmio: ancora blu e oro per l’abito, e un cuscino rosa acceso per la spada.
Michelangelo Merisi detto Caravaggio
Ecce Homo
olio su tela 111x 86 cm
Credit line: Icon Trust
Michelangelo Merisi detto Caravaggio