Su Rai1 “Califano” con Leo Gassman

di Angelica Bianco

Greenboo Production in collaborazione con Rai Fiction presenta, l`11 febbraio, in prima serata, il film tv “Califano”, tratto dall’opera “Senza manette” di Franco Califano con Pierluigi Diaco, edito da Mondadori, protagonista Leo Gassman interprete del “Califfo”. Una storia umana e artistica che abbraccia un arco temporale che va dai suoi 20 ai suoi 45 anni, con la regia di Alessandro Angelini, sceneggiatura e soggetto di Isabella Aguilar e Guido Luculano. Franco Califano, il poeta maledetto della musica italiana, fiero di essere definito tale, tanto da dire di sentirsi vicino a Baudelaire e Verlaine, celebri per la loro vita sregolata, era “un peccatore senza perdono” (altra sua definizione) un po` “scomodo” per i benpensanti, ma profondamente sensibile e apprezzato per l’intensità dei suoi testi, ancora oggi motivo di riflessione. Un’arte, la sua, spesso maltrattata, qualche volta ignorata, ma le capacità di “fuoriclasse” non si possono ignorare e prima o poi riemergono, anche dopo un periodo di oblio. Franco Califano è venuto al mondo a diecimila metri di altezza, mentre l’aereo riportava a Roma sua madre dal sud Africa, sospeso tra le nuvole, sul cielo della Sirte, non poteva che amare la libertà e ricercare, come ha fatto, per tutta la vita, la rotta migliore, anche se spesso è stata costellata da cadute rovinose e da risalite. Come un eroe delle tragedie greche, ha conosciuto la gloria e la polvere, ma non si è mai arreso, sempre pronto a rialzarsi e ricominciare, non prima, pero, di aver pagato gli errori fatti sulla propria pelle, restando sempre fedele a sé stesso. Leo Gassman, con una voce molto simile, ma senza cadere in una banale imitazione, è riuscito ad incarnare magistralmente le sue due anime contrapposte: quella del ragazzo di strada, il guitto “affamato di vita” e dal sorriso irresistibile da sciupafemmine e quella malinconica e inquieta di chi si porta dentro le ferite sanguinanti della vita: un’infanzia vissuta tra collegi e affetti perduti. “Studiandone i gesti e i modi, ma soprattutto ascoltandolo – così Leo Gassman, nel corso della conferenza stampa di presentazione – ho cercato di avvicinarmi a Califano con grande delicatezza, dandogli vita per raccontarne successi, ma anche la sua fragilità e il bisogno di chiudersi in sé stesso, in una solitudine a tratti pericolosa”. Questo film parte da una sfida, da un progetto complicato e ambizioso, reso possibile non solo dalla sensibilità del regista Alessandro Angelini, ma anche dal supporto prezioso di Antonello Mazzeo e Alberto Laurenti, amici e collaboratori di Califano, fino alla fine, che hanno guidato e consigliato con affetto e fiducia tutto il cast. La storia parte da Roma è il 1984. Al teatro Parioli, mille spettatori aspettano impazienti l’entrata in scena del “Califfo”. Franco sa che quella è una serata importante, una sorta di rinascita e non vuole deludere il suo pubblico. Ma sei uomini in divisa irrompono all’improvviso nel suo camerino e lo portano via in manette sotto gli occhi attoniti di chi è lì per ascoltarlo. Dopo questo inizio tempestoso, si ritorna indietro nel tempo al 1961 quando appena 22enne, orfano di padre, con la madre e il fratello a Roma, cerca di sbarcare il lunario facendo mille lavoretti, ma non smette mai di scrivere poesie e sognare la Dolce Vita, che per lui dolce non sarà mai.  

Author: redazione