Max Nardari: le peripezie di un cineasta indipendente

famiglia a soqquadroSi fa presto a dire lungometraggio. Tutto quello che c’è dietro – produzione e distribuzione in particolar modo – può fare la differenza e lo sa bene chi si impegna per affermare il proprio diritto ad esprimersi con libertà attraverso il mezzo più amato: la macchina da presa.

Intervista a Max Nardari, autore, regista e produttore del film La mia famiglia a soqquadro, uscito quest’anno nelle sale italiane, interpretato da Bianca Nappi, Marco Cocci, Eleonora Giorgi, Ninni Bruschetta e il giovanissimo Gabriele Caprio. Tra gli altri interpreti, Elisabetta Pellini e Roberto Carrubba.

La commedia narra le vicende di un ragazzino di undici anni che si sente emarginato, perché è l’unico ad avere una famiglia unita e due genitori che si amano. Riesce, quindi, ad architettare un piano infallibile per farli separare, ricorrendo ad ogni mezzo pur di ottenere il suo scopo.

Il film fa riflettere, sorridendo, su una situazione sociale tipica dei nostri tempi e sul diverso modo che hanno gli adulti e gli adolescenti di interpretare le vicende della vita.

Max Nardari crede profondamente nella sua arte, nella sua professione. Dopo aver effettuato alcuni cortometraggi, per i quali ha ottenuto vari premi, il regista ha realizzato un primo lungometraggio, dal titolo Di tutti i colori (“Liubov pret-a-porte”), commedia ambientata nel mondo della moda, interpretata da Giancarlo Giannini, Nino Frassica, Paolo Conticini e Tosca D’Aquino, una coproduzione italo-russa. La mia famiglia a soqquadro è il secondo lungometraggio, scritto con Fausto Petronzio. Il film è stato presentato al Festival Skip City International di Tokyo a luglio 2016 e in America al Bahamas International Film Festival a dicembre 2016, dove si è classificato tra i quattro finalisti italiani. Nello stesso periodo, il film ha ottenuto il Premio Speciale Lungometraggi al 70° Festival di Salerno.

  1. Quali sono i problemi del cinema indipendente?
  2. “Trovare i produttori giusti, che credano in un lavoro e che riescano a valorizzarlo, dando delle direttive. Altrimenti, come fa un regista a fare un film di successo? Un’opera cinematografica è come un’orchestra, si deve pensare al bene comune ed è difficilissimo riuscire a fare un film se non ci sono produttori in grado di aiutarti, se si segue esclusivamente la logica dei numeri, se si ragiona con la calcolatrice in mano. Quando purtroppo i produttori non ci sono, si arriva al paradosso per cui un regista è costretto a produrre il film in proprio, com’è accaduto nel mio caso. Quando ho presentato il progetto del film “La mia famiglia a soqquadro”, molti produttori si sono detti interessati, facendomi però aspettare inutilmente diversi anni. In situazioni del genere, si arriva a un bivio: o si cambia mestiere, oppure si sceglie l’autoproduzione. Io venivo da un’altra esperienza, avevo già fatto un altro film, con grande fatica e senza essere riuscito a farlo come volevo veramente.”
  3. Una volta autoprodotto il film, quali sono gli ulteriori passi?
  4. “Dopo aver affrontato tutte le difficoltà di cui ho parlato, si pone il problema dell’uscita del film e della permanenza nelle sale; in pratica, della distribuzione e della pubblicità, perché un film che non viene distribuito dalle maggiori case di distribuzione, rimane “piccolo”, non riesce ad imporsi al grande pubblico. La mia famiglia a soqquadro è un film che abbiamo presentato in anteprima mondiale a Tokyo, lo abbiamo venduto in vari paesi dell’Asia e per il quale abbiamo avuto un forte interesse per il remake da parte di un importante produttore americano, con il quale siamo in trattativa. Questo fa comprendere quanto l’idea di base sia forte. Eppure, in Italia ci siamo dovuti accontentare di una trentina di copie e di poca pubblicità. Si tratta di un film commerciale e come tale avrebbe avuto bisogno di una spinta maggiore. E’ molto difficile trovare una distribuzione che voglia leggere il copione prima che il film venga realizzato, sebbene, come nel nostro caso, alcune si dichiarino interessate al progetto. L’aiuto preventivo è necessario, ma, passato un certo periodo di tempo senza ottenere nulla e potendo autoprodurre il proprio lavoro, alla fine si decide comunque di girare, con gli attori scelti dal regista. Per la casa di distribuzione è una pecca e a quel punto il film si “deprezza” e non resta altra alternativa che compartecipare alla distribuzione – come abbiamo fatto noi – collaborando con distribuzioni più piccole e indipendenti, coraggiose quanto i piccoli produttori, decidendo di imporsi in un mercato così competitivo. Le grandi distribuzioni solitamente progettano tutto a tavolino, ma è difficile che lo facciano con piccoli produttori. E’ un cane che si morde la coda, è una situazione complicata che fa demoralizzare gli autori. Vanno avanti altri film, che possono contare su un cast che funziona in quel momento. Di attori bravi ce ne sono molti, ma non vengono presi in considerazione o perché si ritengono troppo televisivi, o perché non fanno abbastanza incasso. Finisce allora che a beneficiarne siano solo le più grosse e storiche case di produzione, che lavorano da tempo con le grandi distribuzioni.”
  5. Diventa difficile, dunque, scegliere gli attori?
  6. Un tempo c’era una scelta di venti o trenta nomi, ora si è ridotta a una decina. Come registi, soprattutto di commedie, si è obbligati a scegliere attori di richiamo che non sempre, per quanto bravissimi, sono quelli più adatti al film da realizzare. Il punto è che nella commedia non si può osare, come accade invece per i film drammatici o per quelli d’autore. Insomma, il sistema è complesso, ma l’importante è andare avanti e questo lo si può fare solo se si ha una forte e trainante passione. Il futuro è l’estero, dove ci ascoltano di più e dove al momento sto avendo grandi soddisfazioni e maggiore fortuna. Ma ogni tanto anche in Italia arrivano belle notizie: il mio cortometraggio “Uno di noi”, andato in onda il 7 luglio su Rai 1 dopo la trasmissione “Cinematografo” di Gigi Marzullo, ha ottenuto un ottimo indice di ascolti.”

Daniela Delli Noci

 

 

 

 

 

 

 

 

Author: redazione