RAI TV: rivoluzione in corso ancora con passo troppo ridotto

di Ettore Nuara

I “geni” di talento in televisione, quella di Stato e quella commerciale, parlano di tutto, discettando su qualsiasi argomento senza però offrire soluzioni per risolvere in positivo il problema che affrontano. Il loro talento consiste nell’animare la discussione, finendo per creare una indicibile confusione tanto da lasciare lo spettatore sconcertato e basito. Ma tant’è! La televisione è lo specchio di questo Paese, l’Italia, che nell’era della comunicazione di massa è in continuo progress, una sorta di rivoluzione culturale che il popolo nelle sue peculiarità ha difficoltà ad assorbire. Una rivoluzione pacifica che per diventare intelligente dovrebbe liberarsi di un palinsesto pieno di partite di calcio, disseminati nei giorni della settimana, di cucina e rigatoni al sugo a qualsiasi ora del giorno, e di grandi  fratelli, dunque il cambiamento virtuoso non avverrà mai. Detto questo è nobile l’intenzione di Di Maio di dimezzare lo stipendio dei deputati,  di arrivare a risolvere la questione pensione, a discutere con l’alleato Salvini sulla TAV, sugli immigrati, ma sarebbe altrettanto nobile affrontare il comparto televisivo. Di Maio ha già diminuito, con il direttore generale della Rai TV, Fabrizio Salini, il compenso dei giornalisti e delle alte cariche dell’azienda stabilendo un tetto di 240 mila euro all’anno che, ricordiamo, provengono sempre dalle tasche di noi contribuenti.

Ma, chiedo a Di Maio, tutti quei direttori che negli anni sono stati destituiti per far posto ad altri sempre con le stimmate della politica (perché è una illusione che la Rai Tv sia sottratta al controllo della politica), mi chiedo, rivolgendomi anche al direttore di questa testata che con coraggio ospita queste mie considerazioni,  che compensi manterranno, fatti salvi per codice di diritto civile i diritti acquisiti? Anche qui non sarebbe cioè utile una sforbiciatina? A fronte delle decine di colleghi disoccupati e che lavorano per 1000 euro al mese?

Altro capitolo quello dei manager dello spettacolo ottenuti dalla Rai per i loro assistiti. Su questo tema sembra tacere Di Maio ma insorgere Salvini. Vittima principale Fabio Fazio, per Salvini è una vergogna che guadagni in un anno il triplo del Presidente del Consiglio di un Governo che sta rivoluzionando l’intero sistema. Va bene tutto, o quasi tutto. Ma Fazio (l’ormai miliardario savonese) a queste critiche risponde con tranquillità: infatti sembra che potrebbe tornare la domenica sera alla terza rete, o accettare l’offerta di Discovery, portando con sé Fabrizio Crozza, la cui satira non è affatto gradita a questo Governo (ma la satira dovrebbe essere gradita a tutti i Governi e naturalmente però prendere di mira tutti, proprio tutti).  Ci chiediamo se la Rai non potrebbe rinegoziare i compensi con Fazio riducendo il budget, ma il discorso è generale, è stabilire equi compensi per tutti coloro che lavorano per la Tv di Stato, che siano (a maggior ragione) semplici giornalisti. Nel rispetto dei tanti disoccupati (giovani e meno giovani).  Tutte queste prese di posizione sono avallate da un personaggio che di Tv se ne intende: Carlo Freccero, della seconda rete. Pensionato, ha un incarico dirigenziale per un anno senza stipendio, ma con ragionevoli rimborsi spese. Freccero intende trasformare la seconda rete in una rete sperimentale, facendo tornare il comico Luttazzi, estromesso da Berlusconi,  e far diventare la rete un caleidoscopio di informazione in tutte le ore della giornata, privilegiando un acuto approfondimento su qualsiasi argomento. Da qui però altre probabili vittime sacrificali: sembrerebbe proprio che una sostituzione sia inevitabile per Giancarlo Magalli e Michele Guardì che da più di vent’anni dominano con la loro presenza la seconda rete.  Anche Magalli è rimasto calmo e tranquillo, ha soltanto detto: “Siamo ancora a gennaio, penserò alla mia posizione professionale nel mese di maggio”.

Maggio è il mese delle rose, senza spine, almeno per Magalli, si spera…

 

Author: redazione