In ricordo del regista Premio Oscar Bernardo Bertolucci di Ettore Nuara

 

Vederlo sulla sedia a rotelle, lui, un tempo così vitale ed entusiasta, colpiva il cuore. E il cuore generoso di Bernardo Bertolucci, regista premio Oscar, acclamato in tutto il mondo ja cessato di battere, dopo una lunga malattia in una giornata triste e uggiosa. Ci ha lasciato un uomo di cinema di speciale spessore artistico, impastato di poesia, di dolce malinconia e di un rigoroso anticonformismo, soprattutto quando trattava temi della quotidianità e di grosso respiro storico, infrangendo i tabù morali dei benpensanti. E’ andato nel Regio dei Giusti un uomo sincero e appassionato e ci piace ricordare i versi del padre Attilio Bertolucci, poeta illustre del secolo scorso che ha segnato il percorso comportamentale del figlio in tanti momenti della sua vita. Eccoli questi versi:”…lasciatemi andare via, giugno è ventoso, e queste foglie amare sono imbrattate di lucciole sfinite, lasciatemi andare via…”. Bernardo era stanco, era affranto anche se animato da nuovi progetti, perchè era un emiliano (era nato a parma il 16 marzo 1941) di grande vivacità creativa,  fervida immaginazione con quel trasporto amoroso così immediato, spontaneo e travolgente. Emiliano sanguigno ed esuberante, Bernardo era un poeta del cinema. E’ così vero che è convincente il ritratto umano ed artistico che espone Walter Veltroni quando afferma:”Un poeta sincero. Non sembri una contraddizione quasi che la esplicita esuberanza delle immagini  sia imparagonabile con la gotica complessità della costruzione verbale. Bernardo scriveva con la luce (grazie anche a Vittorio Storaro, altro Oscar per la fotografia) con le parole, con la musica. La luce inquietante  di “Il conformista”, la musica straziante di “Ultimo tango a Parigi”, le parole stranianti di “Strategia del ragno”  e di “ma non era un’estate”.  La sua poesia di origine paterna nasceva nel cuore cuore di un’Italia profonda, fatta di lavoro contadino e di melodramma, di leghe operaie e fatica di vivere. C’era sempre vita vera, sangue e storia nel mondo poetico di Bertolucci, perché in lui poesia e impegno convivevano in una stretta e rara armonia”. Giovanissimo voleva dedicarsi alla poesia tanto che ricevette un premio a Viareggio per un libro di liriche, ma l’incontro con il cinema lo liberò dall’influenza culturale del padre Attilio, uno dei poeti più celebrati del Novecento. E così cominciò la sua strada nel cinema appena ventenne come aiuto di Pierpaolo Pasolini sul set di “Accattone”. Debutta nella regia nel 1962 con la Commare secca, cui seguono Prima della rivoluzione, dove vivrà una storia d’amore con Adriana Asti, partner nella Strategia del ragno. Il Conformista, Ultimo tango a Parigi, Novecento, La Luna, La tragedia di un uomo ridicolo, L’ultimo Imperatore, Il té nel deserto, Piccolo Budda, Io ballo da sola, L’Assedio, The Dreames, Io e te. Essendo un regista di livello internazionale ha diretto i più grandi interpreti del momento: superstar come Marlon Brando, Robert De Niro, Gèrard  Depardieu, Jeremy Irons, Keanu Reeves, John Malkovic, Debra Winger, oltre ad aver scoperto Maria Schneider,  Liv Tyler, Louis Garrel, Eva Green, Thandie  Newton e in Italia  Tea falco e Jacopo Olmo Antinori.

Amico del direttore della fotografia Vittorio Storaro, l’ultimo imperatore del cinema non amava i compromessi gli accordi sottobanco, le furbizie intellettualistiche, le mascalzonate dei cialtroni. Essendo un uomo aperto e leale amava la libertà, la libertà nei comportamenti e nella espressione artistica. Essendo un uomo libero non ha mai seguito le convenzioni del tempo, ma dando retta alla sua indole, è apparso incline alla provocazione e all’anticonformismo. E quale è il film più provocatorio di “Ultimo tango a Parigi”  che sconvolgeva la morale dei benpensanti in un momento storico in cui prevalevano un conservatorismo becero e una censura implacabile. Il film fu osteggiato dalle autorità, nonostante arrivasse ad incassi strepitosi, con una magistrale interpretazione di Marlon Brando (artista dal difficile carattere, ma per Bernardo ossequioso e professionale) e della giovanissima Maria Schneider, due attori che hanno lavorato in grande sintonia, realizzando entrambi coscienti e consenzienti (quindi non vi fu una trappola ordita da Bertolucci) la scena del “burro” spalmato nella vagina della ragazza. Scena che fece scandalo tanto che dopo un lungo iter giudiziario un tribunale decise di mandare al rogo il film, recuperando soltanto dopo alcuni anni due copie. Fu un dolore grande per Bernardo che ebbe a dire:”Ultimo tango a Parigi, oggi, potrebbe essere un film per educande…”. Questo doloroso episodio non ha scalfito la fama e il prestigio internazionale del regista emiliano, apprezzato negli Stati Uniti, ad Hollywood. Persino in Cina quando presentò “L’Ultimo Imperatore”, film che gli procurò 9 Oscar, di cui uno assegnato a lui per la strabiliante regia. Parlava al cuore della gente, Bernardo, e la gente lo seguiva nei coinvolgimenti emotivi, nel sorriso e nel pianto, nella gioia e nel dolore, schegge folgoranti della nostra vita. Nel salutarlo ci viene in mente un brando di una poesia che il padre Attilio gli dedicò quando Bernardo era un fanciullino. Chiudiamo gli occhi e assorti ascoltiamo questi versi:” In un giorno d’autunno, che dipana/quieto  i suoi fili di nebbia nel sole, il gioco si è fermato all’improvviso, ti ha lasciato solo dove la strada finisce…”.

foto tratta da Affaritaliani.it

 

Author: redazione