Ettore Nuara: lettera aperta a Maria Grazia Di Mario

di Ettore Nuara

Lasciata da parte la Lettera 22, tanto cara a Indro Montanelli, come si sa famoso giornalista del  Novecento, accanto a questo misterioso strumento (il computer), scrivo a penna delle considerazioni, tra il serio e il faceto su ciò che ci capita, guardando con disincanto la nostra vita quotidiana, non prima, però, di ringraziarti ospitandomi in questo sito e, nello stesso tempo, lenendo la mia solitudine professionale, dopo aver ricoperto nell’editoria nazionale incarichi di prestigio, come attesta il mio curriculum di giornalista. Viviamo tempi di assoluta precarietà, la gente la vive e la subisce tra angoscia, disinteresse e improvvisi momenti di furore. I giovani, alcuni bravissimi, cercano di reagire, e fanno gruppo per contrastare la solita potenza degli anziani che a loro volta hanno costituito delle lobby. In tutti i campi lavorativi questo accade e non è esente il mondo dello spettacolo, ovvero, teatro, cinema, televisione e il mondo letterario (cercate di contattare qualche casa editrice e sono dolori). Per non parlare delle raccomandazioni, delle segnalazioni. Ti segnalo un episodio: giorni fa una signora che di solito incontro ai giardini, ove è situato un chiosco bar, mi avvicina e inizia una conversazione. Conoscendo la mia professione di giornalista mi parla della sua famiglia, del marito stimato dirigente di una casa automobilistica, del figlio universitario e della figlia di diciotto anni. La figlia si è fissata che vuole entrare in televisione come presentatrice. “Perché non dovrebbe entrare in Tv  – mi dice – mia figlia è una bella ragazza. Ma non è soltanto bella. E’ simpatica, spiritosa, intelligente”.  “Non bastano tutte queste qualità – rispondo – occorre anche una preparazione di base”. “Sì, lo so – continua la signora – la mia figliola ha qualcosa di più, ha il sacro fuoco artistico e potrebbe recitare”.  “Signora cara – replico – sono tutte parole. Vuole un consiglio: se la sua figliola vuole intraprendere la carriera artistica la iscriva all’Accademia d’Arte Drammatica Silvio D’Amico, oppure al Centro Sperimentale di Cinematografia in Via Tuscolana. Si comincia così. Se ha fortuna e talento vedrà, verrà fuori un’altra Anna Magnani”. “Grazie dottore, farò come dice lei, ma potrebbe segnalarla a qualche dirigente di queste due istituzioni?”. Irritato concludo il discorso:”Il talento non ha bisogno di raccomandazioni. E’ qualcosa che si ha dentro di sé e che ha la capacità di emozionare. Se sua figlia riuscirà ad emozionare una commissione di esame, attraverso un provino di recitazione, allora il percorso artistico, pur cosparso di difficoltà oggettive, sarà meno duro”.

Questo per dire che vi sono persone che cercano di arrivare a soddisfare le proprie ambizioni per vie  più facili senza preparazione e senza purtroppo uno studio adeguato. Ho visto che la signora nel salutarci è rimasta delusa, e nonostante questa delusione ha la forza per dirmi:”sa che le dico? Proverò con un politico a imporre la mia bambina”. “Faccia pure – rispondo – ma ancora una volta si ricordo che il talento non ha coloritura politica”. Per quanto riguarda la televisione, gentile direttrice,  molti giovani tentano di farne parte, ma si trovano ad affrontare difficoltà inaudite, rappresentate da lobby già costituite,  che fanno capo ad agenti  che rappresentano una schiera di attori – presentatori da tempo presenti in video. E’ un problema scalfire le loro posizioni e infrangere il cosiddetto “arco magico”. Bisogna dire, però, che soltanto il concorso di Miss Italia, sempre discusso e vituperato, ha invece permesso in questi anni a molte ragazze di farsi valere. Con l’applicazione, lo studio e il rinnovarsi della loro immagine hanno trovato un posto in televisione. Si aspetta la nomina del presidente Rai/TV , che sarà eletto in questo mese, e che deve essere gradito a Silvio Berlusconi, secondo gli accordi allacciati con il vicepresidente Matteo Salvini, che da alleato gli ha assicurato la tutela delle televisioni di Mediaset. Vedremo come andrà a finire  la questione dei compensi agli uomini e alle donne di spettacolo, i quali secondo alcuni parlamentari della Lega  e dei 5Stelle dovrebbero accontentarsi di 240mila euro l’anno.  Un compenso già proposto ma che ha sollevato aspre polemiche e quindi la questione è stata rinviata e forse sarà ripresa dal nuovo amministratore delegato Salini, dirigente esperto e ottimo compositore del mezzo televisivo e della complessa macchina organizzativa. Cara direttrice, frequentando il mondo del cinema debbo dire che è un mondo di contraddizioni. A parole le varie categorie del settore (produttori, esercenti, distributori), a parole sono tutti d’accordo sulla politica da seguire, ma quando occorre prendere delle decisioni importanti per la crescita della industria cinematografica, ogni categoria agisce in maniera non conforme, per cui all’atto pratico si rimane sconcertati. Dico questo nel ricordare il giorno in cui Francesco Rutelli, presidente dell’Anica nel momento del suo insediamento, propose agli esercenti (i padroni delle sale cinematografiche) di proseguire e incentivare l’uscita dei film anche nel periodo estivo.  Tutti d’accordo  a parole, nei fatti anche quest’anno i cinema di tutta Italia si ponevano all’attenzione del pubblico con vistose scritte all’ingresso dei locali, ovvero con quella “chiusura estiva” che sa tanto di provincialismo. provincialismo o meno, fatto sta che quei cinema aperti questa estate con la proiezione di film per la verità mediocri hanno totalizzato 46 milioni di euro in tre mesi,  mai così male dal 2005. A parte poche eccezioni come il Jurassic World – Il regno distrutto – Shark – il primo squalo e Oceanis Eight,  nessun titolo ha superato i 3 milioni di euro di incassi nel periodo 7 giugno – 12 agosto. Crisi nera, quindi. Si aggiunga poi il contrasto tra distributori e esercenti con il colosso della produzione e distribuzione che risponde al nome di Netflix streaming. Netflix a differenza di Cannes ha deciso di proiettare nelle sue reti diversi film (si comincia con “Sulla mia pelle” dedicato al caso Cucchi, il ragazzo tossicodipendente ucciso in cella da alcuni carabinieri, un vero e proprio delitto di Stato), film che escono contemporaneamente nelle sale danneggiando i profitti degli esercenti. Anche in questa casa la materia va regolamentata ma difficilmente si potrà scalfire il potere di divulgazione di NetFlix, e d’altra parte al fruitore di film poco interessa questo conflitto dal momento che ne risulta avvantaggiato come succede per le vendite online. Ora cara Maria Grazia, mia direttrice, vorrei parlare di donne. Nel corso della Mostra Cinematografica di Venezia alcuni giornali americani hanno lanciato accuse impietose agli organizzatori della Mostra e in particolare ad Alberto Barbera, il direttore, affermando che la manifestazione ha trascurato le donne, ovvero le donne registe. Accuse, come si è visto, infondate a dimostrazione che quei giornali erano privi di argomenti, perché le donne registe a Venezia hanno trionfato con film di spessore, belli, di profonda discussione critica. Quindi è il caso di finirla  con questa contrapposizione tra uomo e donna. Anche perché in campo professionale vi sono donne in carriera con una spiccata propensione alla creatività, all’organizzazione, ad arrivare sempre e comunque ad un risultato positivo. Le donna di valore hanno condizionato la carriera degli uomini che si sono fatti valere in tutti i campi, perché sostenuti e incoraggiati dalla loro dolce metà. Ed è inutile portare degli esempi. Come puoi osservare adoro le donne, sono esseri meravigliosi. E non potrebbe essere altrimenti per me che ho vissuto con nonne, madre, zie e sorelle. Anche nel nostro campo professionale ve ne sono che si sono affermate con determinazione degna di miglior causa. Vedendo la premiazione del Premio Bianchi a Venezia consegnato a Carlo Verdone, ho ammirato la professionalità, la spigliatezza e il cipiglio di Laura Delli Colli, presidente del Sindacato Nazionale Cinematografico Italiano e della Festa di Roma (a ottobre). La Delli Colli ha trasformato il Sindacato. Da che era in ristrettezze lo ha rigenerato in un organismo florido, ricco di sponsor.  Sponsor che con i quattrini le hanno permesso di varare una manifestazione di prestigio. Carlo Verdone è rimasto ammirato e inorgoglito dalla consegna del Premio Bianchi, ammirando la intraprendenza, la vivacità e la professionalità di Laura Delli Colli. Avrei altri argomenti di cui discutere, lo farò nelle prossime occasioni, sempre che questa lettera, inusuale per un sito sia stata gradita. Altrimenti c’è sempre un cestino. Tuo Ettore Nuara

Author: redazione