Richard Gere a Roma per GLI INVISIBILI: il nostro seeker lo coglie sul fatto

The Seeker

più che scrivere un articolo vero e proprio (dando dunque il mio punto di vista, cosa che spesso fanno i giornalisti stravolgendo i significati) preferisco trascrivere fedelmente tutti gli interventi della  giornata trascorsa presso la Mensa di Sant’Egidio per la presentazione del film GLI INVISIBILI

Richard Gere

Buongiorno Sant’Egidio! Tutto questo è travolgente, vedere tutte queste belle facce davanti a me, le facce di questi fratelli, di queste sorelle, mi scalda veramente il cuore, è una cosa veramente, veramente bella per me essere qui, con tutti voi, dunque vorrei ringraziarvi ancora una volta per tutto questo, perché a mio avviso sono le persone che curano le persone, non sono i soldi, non sono i Governi, non è la Politica, ma sono gli esseri umani, il collegamento tra gli esseri umani, il guardarsi negli occhi, raccontarsi delle storie, il saper ascoltare le storie degli altri, ecco, credo che questo sia l’inizio di qualsiasi processo di guarigione, psicologica, emotiva, ma anche fisica, è questo quello che serve e quindi sono io a sentirmi onorato perché mi avete dato l’occasione di presentare il mio film qui, in mezzo a tutti voi, e dunque per me è una giornata particolare che veramente fa bene al cuore, fa bene a tutti noi!”, con queste parole Richard Gere ha salutato una platea attenta fatta di giornalisti e senzatetto, durante la presentazione del film Gli Invisibili, da lui prodotto e distribuito dalla Luchy Red, in sala dal 15 giugno.

 

Marco Impagliazzo, della Comunità di Sant’Egidio

E’ a nome della comunità di Sant’Egidio e di me stesso che ringrazio Richard Gere e tutti coloro che hanno organizzato questa bella manifestazione. A Roma ci sono 7000 uomini e donne che vivono per strada, in Italia sono 50mila e noi oggi stiamo parlando di queste persone, perché dietro questi numeri incredibili ci sono delle storie, dei nomi, delle sofferenze. Con Richard abbiamo anche ricordato una senzatetto, Modesta Valenti, morta 33 anni fa alla Stazione Centrale di Roma,  non soccorsa dall’ambulanza perché sporca. A Modesta è stata intitolata la via di Roma dove tante persone senza dimora vivono e il suo nome è ricordato con una Targa al binario 1, oggi considerato Luogo della memoria dei caduti per l’indifferenza. Ma quanti sono i caduti per l’indifferenza? L’indifferenza uccide, sì uccide, tutti noi dobbiamo curarci degli altri per curarci di noi stessi,  ed è quello che accade in questa mensa ogni giorno, come noi amiamo dire a Sant’Egidio qui si confonde chi serve e chi è servito perché non c’è differenza, siamo tutti esseri umani e le persone che vivono qui, che mangiano qui, sono persone che aiutano a loro volta gli altri, e allora con noi si esce dalla invisibilità. Ci sono quattro passi per uscire dalla invisibilità, il primo è che, passando accanto ad un senzatetto, ci si deve fermare, il secondo che si deve ascoltare, chi ascolta i più poveri capisce il mondo, come dice Papa Francesco, la realtà si conosce dalla periferia, il terzo passo è quello di aiutare e il quarto è quello di diventare amici”.

 

Andrea Occhipinti – Il distributore italiano per Lucky Red.

In trenta anni di attività ho partecipato a decine di presentazioni ma mai ho provato una emozione come quella di oggi, vorrei ringraziare Richard per avermi coinvolto nella distribuzione in Italia e per essersi impegnato nel raccontarmi  la storia di questo film che in italia abbiamo chiamato Gli Invisibili, che poi sono le persone che ogni giorno incrociamo lungo le strade della città e che identifichiamo con i senzatetto in modo dispregiativo, per noi non sono uomini che hanno avuto una vita, una famiglia, sono semplicemente dei barboni che stanno per strada, quasi come se fosse una categoria a sé e questo lavoro ci aiuta a guardare, a capire che dietro questi uomini e donne  c’è una storia, una vita, c’è una sofferenza, c’è un percorso.  Questo film  mi spinge ad essere meno indifferente,  l’indifferenza è il  male della società contemporanea, tutti siamo presi dalle nostre attività, dalla nostra vita, da quello che facciamo, corriamo, scappiamo, e ci dimentichiamo di aspetti che invece sono fondamentali, e cioè degli altri, di persone come noi.  Grazie per aver usato il tuo carisma, la tua personalità, e di aver scelto di presentarlo in questo luogo.

 

Richard Gere

Ora, qui è davvero tutto fantastico! Vorrei raccontarvi una storia su Andrea Occhipinti, Andrea è il distributore italiano del film, è una grandissima persona, un grande amico, però ha una distribuzione cinematografica dunque è un imprenditore e, come sappiamo, spesso gli imprenditori guardano al profitto. Con lui abbiamo già lavorato in passato, ha distribuito altri film nei quali ero coinvolto e quindi avevamo un rapporto consolidato, però poi quando sono venuto  a presentargli Gli Invisibili  inizialmente era alquanto scettico, considerando l’argomento sapeva che il  guadagno non sarebbe stato così importante come era successo in passato, però poi l’ho convinto. Come? Gli ho detto ‘Andrea, dobbiamo definire il concetto stesso di guadagno, di profitto, perché il profitto si misura per la quantità di bene che possiamo fare al mondo e non in termini di denaro”. Andrea dunque si può considerare un distributore…socialist!

 

Le domande dei giornalisti

Come è stato vivere come un senzatetto quando ha girato il film?

C’è una organizzazione a New York con la quale sono stato molto in contatto negli anni che hanno portato alla realizzazione del film, dunque più approfondivo il problema, più conoscevo i senzatetto e più ne ero coinvolto. Oggi qui hanno parlato di alcune cifre importanti per quanto riguarda il numero di homeless, a Roma ce sono 7000 e 50mila in tutta Italia, nella sola città di New York sono 60mila e in tutti gli Stati Uniti arriviamo ad un milione di persone,  ormai è diventata una realtà della nostra società contemporanea, un fenomeno con il quale dobbiamo avere a che fare e che  non possiamo ignorare. Il problema non tocca solo l’America, ovviamente qui le cifre sono impressionanti ma anche nelle strade di Roma, raggiungendo Sant’Egidio, ho visto barboni un po’ ovunque, allora il nostro atteggiamento deve essere questo, o ci giriamo dall’altra parte e facciamo finta che queste persone non esistano, oppure cominciamo a guardarle e a occuparci di loro. Mentre stavamo ‘creando’  è stato pubblicato il libro  Time Out of Mind, autore Cadillac Men, un senzatetto e non uno scrittore di professione che ha raccontato la sua reale esperienza, proprio questo aspetto mi ha toccato in profondità, leggerlo  è stato illuminante, mi ha fatto capire come avremmo dovuto lavorare e che tipo di montaggio scegliere. Il film non è stato costruito come tutti gli altri film in cui c’è una sceneggiatura, ci siamo basati sul resoconto di quella che è la realtà, su quello che succede tutti i giorni, non abbiamo girato con l’intenzione di commuovere o attirare l’attenzione del pubblico con scene lacrimevoli, ma abbiamo raccontato la vita di queste persone giorno per giorno (con telecamere nascoste). E naturalmente Cadillac  è diventato un mio grande amico e ha fatto anche un po’ da supervisore, ogni volta che immaginavamo una scena io pensavo sempre a lui, mi chiedevo se avrebbe approvato perché lui sapeva esattamente cosa succede. Come attore, come produttore, come persona che è a capo di questo progetto, chiaramente hai tanto tempo per pensare come sarà, come verrà fuori la storia, ma è solo nel momento in cui abbiamo iniziato a girare, che mi sono trovato lì, nelle strade di New York nei panni di un barbone, che è scattato qualcosa e le cose sono cambiate totalmente, soprattutto ho cominciato a sentire  un impegno enorme e molto, molto profondo, ed ho cominciato ad avere la percezione di come ci si può sentire ad essere invisibili, ad essere una persona che ha perso qualunque contatto con quella che può essere la società, la realtà, gli amici, la famiglia, solo da quel momento ho stabilito il tipo di lavorazione. Grazie a questo film ho avuto una illuminazione sul ‘chi siamo’ come esseri umani, ho capito che è un concetto vasto, misterioso, ma anche estremamente fragile e quindi che la differenza tra una persona integrata in una società e chi ha perso tutto è minima,  questa esperienza mi ha aiutato a capire l’estrema vulnerabilità di tutti noi, ognuno di noi in pochissimo tempo potrebbe ritrovarsi a vivere nella strada e ad essere considerato un invisibile.

 

 

Come mai ha deciso di girare questo film?

Nella maggior pare dei casi quando decido di impegnarmi su un film non è che so esattamente il perché, a volte ho un impulso, ma non so quale sia la ragione precisa, so che voglio partire per un viaggio e analogamente non si ha voglia di sapere tutto quello che accadrà lungo la strada e quali saranno le cose che ci accadranno durante il cammino, ed è quello che è successo con questo film, diciamo che la spinta è stata  di aver capito come essere umano che la cosa che conta per tutti quanti è di avere una casa,  non solo una casa in senso fisico, sto parlando di un qualcosa di molto più profondo che veramente  spiega  la nostra essenza,  di una casa molto vasta, piena di amore, compassione, è questo il senso che mi ha spinto produrre questo film, la ricerca profonda della casa, di un senso di appartenenza nei confronti di un posto nel quale siamo e dal quale veniamo.

 

Resta il fatto che per noi lei rimane uno degli attori più pagati, più belli, si è trovato credibile in questo ruolo?

Non sono il più pagato di tutti, ma tutte le altre cose che sono vere! Diciamo che quando ho cominciato a lavorare  questa domanda me la sono posta anche io, sarò credibile mi sono chiesto? È un quesito che mi pongo qualunque ruolo io interpreti, e non sempre trovo una risposta immediatamente, ma in questo caso è stato diverso perché il primo giorno che abbiamo cominciato a girare nelle strade di New York non c’è stato nessuno che mi abbia guardato, che mi abbia riconosciuto e lì ho capito di essere sulla strada giusta, che probabilmente sarei stato credibile.

 

La campagna elettorale delle primarie lo ha soddisfatto su un tema così delicato?

 

 

…Sto facendo attività di lobby per cambiare la costituzione americana..in modo che Barak Obama possa fare ancora un altro mandato.

 

Il Dalai lama che ne pensa?

Richard si commuove

Ricordo che una volta eravamo in auto, lui ha sempre l’abitudine di guardare fuori dal finestrino per vedere se c’è qualcuno che ha dei problemi, che soffre,  ad un certo punto abbiamo incrociato un senzatetto, allora mi ha fatto fermare la macchina, è sceso ed è rimasto lì a pregare insieme a questa persona.  La cosa che ho scoperto su di lui, e che lo accomuna a Papa Francesco, è proprio questa, per uomini di questa statura morale non c’è alcuna differenza fra loro e tutti gli altri, non vedono le differenze,  abbracciano tutti in questo abbraccio inclusivo fatto di amore, di passione e veramente a quel livello lì non vedono sei sei cattivo o se sei buono, amano tutti nella stessa maniera. Sicuramente la ragione fondante di ogni religione è quella di continuare a stimolare in ognuno di noi il meglio che c’è,  aiutarci a scoprire  la parte migliore, poi ci sono altri luoghi, altre istituzioni, a stimolarci il peggio ma diciamo che le religioni fanno questo ed io non ne conosco alcuna che non sia basata sull’amore e sulla compassione, per le religioni siamo tutti uguali e viviamo tutti nella stessa casa, come dicevo prima per il vecchio Papa Francesco che sta cercando di trasformare, di dare una  nuova immagine di quella che è la chiesa cattolica e so che lui ha già cominciato  a fare tanto per le persone, per gli invisibili, per i rifugiati, gli immigrati, per tutti coloro che non hanno nulla, l’iniziativa dei corridoi umanitari sta già producendo degli effetti enormi. Concludendo ritengo che sia le religioni, che questo tipo di organizzazioni, stiano facendo molto,  in modo tale che poi tutti i Governi, i Paesi cambino, aprano un po’ più gli occhi e il cuore e affrontino queste questioni come si deve.

I VOTI DEL SEEKER

Sì, andate a vedere questo film, certo, non è allegro, ma non vi annoierà e aiuterà a farvi riflettere sulla nostra potenziale invisibilità, sul rischio che tutti noi corriamo  di diventare ‘invisibili’. Perdere il lavoro, e di conseguenza la famiglia, gli affetti, non è così difficile in una società basata sul principio ‘vince solo il più forte’. Ottima sceneggiatura, ottima interpretazione degli attori.  Un modo di girare (senza sceneggiatura e con telecamere nascoste) che ci fa entrare nella storia un po’ come se fossimo spettatori sulla strada.

Gli invisibili è un film indipendente del 2014, uscito in Italia il 15 giugno 2016, diretto da Oren Moverman, prodotto da Richard Gere e distribuito per l’Italia da Luchy Red

Cast: Nel cast anche Ben Veeren, Steve Buscemi, Jena Malone e Kyra Sedgwick.

 

 

 

 

 

 

 

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Author: redazione